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Mango chiude la sua linea Think Up

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Mango Think Up

La crisi si fa sentire da un bel po’ ormai e il settore della moda ne ha sofferto parecchio ma a dimostrazione che molte iniziative benefiche hanno come scopo primario non quello di raccogliere fondi ma quello di pubblicizzarsi, vendere e averne un ritorno economico e di immagine ecco il fallimento della linea Think Up di Mango, che s’attribuisce alla crisi e getta luce su un problema che il lusso si ostina a voler ignorare ma che soprattutto svela come dietro i propositi più nobili non si celino che i più abietti obiettivi di lucro.

Ad essere accusato questo volta non è un marchio d’alto profilo – come si diceva, il lusso continua a mantenersi ben fermo nelle sue posizioni – ma un brand come Mango che ha saputo posizionarsi assai bene elevandosi leggermente dalla fascia del low cost con collezioni variegate ma rispondenti a canoni di gusto e a tendenze sempre molto attuali.

La sua linea Think Up a prezzi speciali creata per portafogli piccoli (e semi-vuoti) non ha dato i risultati sperati e dunque è stata impietosamente cancellata dai piani di marketing. L’obiettivo della linea era non solo rispondere alle esigenze di chi chiedeva prezzi piccoli ma anche raccogliere fondi da destinare ai paesi in via di sviluppo: era solo una pennellata di buonismo?

La giustificazione della direzione generale di Mango spiega che la gente vuole prodotti più sofisticati. Eppure i low cost sono pieni zeppi di gente, cosa che molte boutique non posso ripetere di se stesse. Dove stava l’errore? Perché H&M e Zara stravedono e Mango chiude le collezioni? Evidentemente paga di più investire nell’immagine di Scarlett Johansson che in un’iniziativa solidale

Via Cotizalia

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